Se ne e' discusso in un convegno organizzato dall'associazione "Decebal"
C'è il rischio dell'assimilazione etnica e linguistica - Un patrimonio che non deve scomparire
Trieste - Tremila nel 1880; 1700 durante la prima guerra mondiale 1500 al tempo della seconda e oggi poco più che 500. Tante sono infatti le persone che parlano l'istroromeno nell'area compresa tra Trieste e Fiume (Sejane, Susnievizza, Nova Vas, Letai, Costercianì, Jesonovik). E rischiano di scomparire a causa dell'assimilazione etnica e linguistica. Italia, Croazia e Romania devono collaborare affinché la comunità istrorumena che vive in Istria non scompaia. A queste conclusioni è giunta la conferenza internazionale sulla cultura istroromena, promossa dall'Associazione di amicizia italo-romena "Decebal," svoltasi sabato col patrocinio del comune al Centro Congressi della Fiera, che ospita pure una mostra sul tema.
L'inconto ha riunito i maggiori :studiosi e anche gli esponenti polìtici degli stati interessati. Per l'occasione il presidente dell'Associazione "Decebal". Ervino Curtìs, ha presentato la traduzione on italianu del libro di Ioan Maiorescu "Itinerario in Istria"; il libro, scritto nel 1857 pubblicato postumo dal figlio Titu (prima edizione 1874 seconda nel 1900), dopo 120 anni dalla sua pubblicazione è stato tradotto da Elena Pântăzescu, segretario generale della "Decebal," ed è ora in vendita nelle librerie. Si tratta di uno studio etnografico di grande valore, ha affermato le Pântăzescu, su usi e costumi degli istro-romeni, Popolazione mobile con economia nomade," come li ha definiti Gianfranco Battisti, docente di geografia all'Ateneo triestino, gente povera ma con alta dignità morale. Il prof. Nicu Mocanu, filologo romeno, ha spiegato come l'istroromeno, lingua romanza, sia un dialetto della lingua romena, che ha subito influenza sia dall'ìtaliano che dal croato.
Gli studi su tale idioma; iniziati dal noto linguista goriziano Graziadio Isaia Ascoìi, stanno ora proseguendo col prof. Petru Neiescu, studioso di istroromeno, che ha realizzato l'unico archivio fonografico deii'istroromeno nei Balcani e che attualmente sta lavorando, a un "Dizionario del dialetto istroromeno". Emil Petru Rațiu, presidente di un'altra associazione degh istroromeni, l'"Andrei Glavina" (che è stato maestro e podestà ad Albona, dove nel 1921 aprì una scuola con lìngua di insegnamento romena), ha posto invece l'accento sui diritti e sulla scarsa tutela di cui gode questa minoranza in Croazia.
Dello stesso parere il viceconsole della Croazia Nada Rusi (che ha fatto le veci del console generale di Croazia a Trieste Miroslav Bertosa, assente per motivi di salute), che ha auspicato una maggior tutela degli istroromeni nel suo Paese, poiché le minoranze hi tutti gli stati democratici sono una ricchezza. Si deve fare di tutto per salvare tale idioma anche per il prof. August Kovačec, docente di lingua francese all'università di Zagabria; per lui una lingua non può tramandarsi solo oralmente, 'gli istroromeni non possiedono una letteratura, ma solo fiabe e racconti brevi.
Le conclusioni al sottosegretario agli Esteri della Romania Stefin Gafita, che ha detto come il suo Paese sia molto preoccupato per le minoranze sparse fuori dai confini romeni, il vantaggio di questi piccoli popoli, come li ha chiamati Claudio Magris, è che essi creano la loro identità senza mettere in pericolo lo stato in cui vivono, anzi, ne chiedono ta protezione; e questa si può realizzare soltanto con la collaborazione degli stati interessati, che devono unire i loro: ì anche in ambito europeo.
Doriana Segnan
November 25, 1996
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